Visita al Bunkerino

Il "bunkerino" – così viene chiamata l’area in cui si trovano gli uffici in cui lavorarono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a partire dalla seconda metà del 1983 – è uno spazio piuttosto piccolo, dove non è possibile accedere in tanti. Di giorno in giorno ad aggiungere cimeli è Giovanni Paparcuri, l’autista di Rocco Chinnici scampato alla strage in cui il giudice venne trucidato e che Falcone e Borsellino vollero poi nella loro squadra. È stato lui a volere fortemente il museo. Nelle stanze sono stati sistemati arredi, oggetti e preziosi documenti originali. Ci sono la penna di Falcone, come il suo pacco di sigari, i vari posacenere utilizzati dai giudici, incalliti fumatori.

Ci sono computer dell’epoca e anche una macchina per la microfilmatura. I primi strumenti tecnologici che furono messi a disposizione dello storico pool antimafia. E per farli funzionare l’esperto era proprio Paparcuri, che ha anche aggiunto nel museo un libretto di istruzione con i comandi di un vecchio computer. Gli uffici per anni sono stati utilizzati con altri fini e svuotati dei loro arredi. Si è deciso di recuperarli per aprirli al pubblico e fornire una memoria viva dei due magistrati. Fondamentale il contributo di Paparcuri, ma anche l’impulso dato dal presidente della Corte d’Appello, Gioacchino Natoli, nonché dell'Associazione Nazionale Magistrati.